Se c’è un ambito in cui non si può dire che l’Italia non abbia leggi adeguate è quello dei rifiuti e della gestione della raccolta differenziata.
Eppure questo non ha messo al riparo da procedure d’infrazione da parte delle istituzioni comunitarie.
Il problema, come spesso accade, è infatti nell’applicazione pratica delle norme che pure esistono.
L’Italia ha ad esempio recepito la Direttiva europea sui rifiuti (2008/98/CE) stabilendo precisi obiettivi di riciclo (pari la 65% entro il 2012). Ma solo poche regioni (nel Nord) sono vicine al target.
Sul fronte delle bioplastiche, fin dal Dlgs 152 del 2006 l’Italia ha messo al bando i sacchetti di plastica ma l’iter per arrivare a una soluzione definitiva si è concluso solo nell’agosto del 2014 con l’adozione di specifiche sanzioni per chi commercializza shopper non conformi alla legge.
Analoghi sforzi sono stati fatti per introdurre norme innovative che definissero le regole minime per gli acquisti verdi nell’ambito di stoviglie e posatemonouso nella ristorazione collettiva. Ma anche in questo caso, sono ancora molti i Comuni che non si sono adeguati alle norme sul Green Public Procurement.