Il settore chimico in Italia si è sviluppato a partire dalla seconda parte dell’Ottocento, concentrandosi su due settori principali: petrolchimica e farmaceutica.
Tra il 1882 e il 1888 aprono i battenti l’ACNA di Cengio (Azienda Coloranti Nazionali e Affini), la Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite a Napoli e la Montecatini.
Nomi storici della chimica nazionale nascono anche a cavallo delle due guerre mondiali (su tutte la Angelini e l’Agip), ma è negli anni ’50, in pieno boom economico, che lo sviluppo del settore si consolida: nasce l’Eni, il petrolchimico di Gela. E la Montecatini si avvantaggia delle scoperte di Giulio Natta, premio Nobel per la Chimica 1963 per la realizzazione del polipropilene e del polietilene (lo storico “Moplen”).
Tre anni dopo, dalla fusione con Edison, nasce la Montedison. Dagli anni 70 però per il settore iniziano i problemi. A causarli, le crisi energetiche del ’73 e del ’79 e le disavventure finanziarie.
In pochi anni scompaiono alcuni dei gruppi storici della chimica, a partire dalla Montedison, le cui attività chimiche sono confluite in Eni. Ma inizia anche a svilupparsi un nuovo tipo di produzioni, connesse con la green economy.